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Home / Lingua italiana / La pulce nell’orecchio

La pulce nell’orecchio

CHF 25,00

IL TESTO È ARRICCHITO DA QUATTORDICI IMMAGINI DI OPERE DELL’ARTISTA TICINESE GIANNI REALINI

Si esaminano casi come far le corna alla moglie, fare le scarpe a un collega, battere la fiacca e formulazioni moderne quali nuovo di pacca, eremiti di massa, vicinato digitale, fare resilienza così come motti polemici del recentissimo tipo leoni da tastiera riferiti a un politico o l’altro. Ogni lingua possiede in effetti tutto un nucleo di espressioni che appaiono “normali” fintanto che ci limitiamo a usarle nella routine quotidiana. Ma non appena tenti di stringerle più da vicino in chiave storica, subito si dileguano: sono espressioni proteiformi, avare della loro storia, si negano a chi cerchi di accostarne le sostanze culturali originarie. Ad esse, così come ad altre locuzioni moderne (una novità rispetto all’Italia e alla Francia) è dedicato questo nuovo volume di Lurati.
Si percorrono dare il bidone e /o un rimpallo ad un ragazzo, detto della morosa che non va all’appuntamento (cfr. donner un bidon à quelqu’un, deluderlo, ingannarlo) fino a far fiasco, che in questa forma (semplificata) usiamo almeno dal 1803, ma che già nel Trecento suonava appiccare il fiasco a uno per, sottoporlo a una pena ignominiosa, schernirlo”. È il ricordo della punizione medievale che vedeva il condannato dover stare con un fiasco al collo davanti alla chiesa, per 6-7 domeniche di fila, o in piazza, il giorno di mercato. Anche sull’esposizione con le corna in testa si offre una gustosa documentazione desunta da statuti, leggi medievali  italiane e tedesche così come da testi letterari.
Si trattava, in origine, di una antica pratica (adatta a una popolazione illetterata, che non sapeva leggere le sentenze). Si mostrava alla gente che la condannata aveva tollerato sul suo corpo due peni (segnati dai corni). La pena veniva imposta a adulteri e a tizi dediti alla violenza sessuale. Si spazia dall’Italia alla Francia, dalla Germania alla Svizzera alla Svezia: un affresco che chiarisce molti modi di dire sin qui lasciati isolati l’uno dall’altro.
Insomma, gettare lo scandaglio nelle pieghe del nostro discorrere quotidiano è spesso un sondare le esperienze che colpirono ampi strati della popolazione: così, esse colpirono la gente e si radicarono nella nostra memoria e nella lingua.

IL TESTO È ARRICCHITO DA QUATTORDICI IMMAGINI DI OPERE DELL'ARTISTA TICINESE GIANNI REALINI

Si esaminano casi come far le corna alla moglie, fare le scarpe a un collega, battere la fiacca e formulazioni moderne quali nuovo di pacca, eremiti di massa, vicinato digitale, fare resilienza così come motti polemici del recentissimo tipo leoni da tastiera riferiti a un politico o l’altro. Ogni lingua possiede in effetti tutto un nucleo di espressioni che appaiono “normali” fintanto che ci limitiamo a usarle nella routine quotidiana. Ma non appena tenti di stringerle più da vicino in chiave storica, subito si dileguano: sono espressioni proteiformi, avare della loro storia, si negano a chi cerchi di accostarne le sostanze culturali originarie. Ad esse, così come ad altre locuzioni moderne (una novità rispetto all’Italia e alla Francia) è dedicato questo nuovo volume di Lurati.
Si percorrono dare il bidone e /o un rimpallo ad un ragazzo, detto della morosa che non va all’appuntamento (cfr. donner un bidon à quelqu’un, deluderlo, ingannarlo) fino a far fiasco, che in questa forma (semplificata) usiamo almeno dal 1803, ma che già nel Trecento suonava appiccare il fiasco a uno per, sottoporlo a una pena ignominiosa, schernirlo”. È il ricordo della punizione medievale che vedeva il condannato dover stare con un fiasco al collo davanti alla chiesa, per 6-7 domeniche di fila, o in piazza, il giorno di mercato. Anche sull’esposizione con le corna in testa si offre una gustosa documentazione desunta da statuti, leggi medievali  italiane e tedesche così come da testi letterari.
Si trattava, in origine, di una antica pratica (adatta a una popolazione illetterata, che non sapeva leggere le sentenze). Si mostrava alla gente che la condannata aveva tollerato sul suo corpo due peni (segnati dai corni). La pena veniva imposta a adulteri e a tizi dediti alla violenza sessuale. Si spazia dall’Italia alla Francia, dalla Germania alla Svizzera alla Svezia: un affresco che chiarisce molti modi di dire sin qui lasciati isolati l’uno dall’altro.
Insomma, gettare lo scandaglio nelle pieghe del nostro discorrere quotidiano è spesso un sondare le esperienze che colpirono ampi strati della popolazione: così, esse colpirono la gente e si radicarono nella nostra memoria e nella lingua.

Informazioni aggiuntive

Peso 320 g
Autore

Copertina

Semirigida

Formato

14.8x21cm

Lingua

Italiano

Codice articolo

FE532

ISBN

978-88-8191-620-7

Pagine

152

Informazioni prodotto

Informazioni aggiuntive

Peso 320 g
Autore

Copertina

Semirigida

Formato

14.8x21cm

Lingua

Italiano

Codice articolo

FE532

ISBN

978-88-8191-620-7

Pagine

152

CHF 25,00

IL TESTO È ARRICCHITO DA QUATTORDICI IMMAGINI DI OPERE DELL'ARTISTA TICINESE GIANNI REALINI

Si esaminano casi come far le corna alla moglie, fare le scarpe a un collega, battere la fiacca e formulazioni moderne quali nuovo di pacca, eremiti di massa, vicinato digitale, fare resilienza così come motti polemici del recentissimo tipo leoni da tastiera riferiti a un politico o l’altro. Ogni lingua possiede in effetti tutto un nucleo di espressioni che appaiono “normali” fintanto che ci limitiamo a usarle nella routine quotidiana. Ma non appena tenti di stringerle più da vicino in chiave storica, subito si dileguano: sono espressioni proteiformi, avare della loro storia, si negano a chi cerchi di accostarne le sostanze culturali originarie. Ad esse, così come ad altre locuzioni moderne (una novità rispetto all’Italia e alla Francia) è dedicato questo nuovo volume di Lurati.
Si percorrono dare il bidone e /o un rimpallo ad un ragazzo, detto della morosa che non va all’appuntamento (cfr. donner un bidon à quelqu’un, deluderlo, ingannarlo) fino a far fiasco, che in questa forma (semplificata) usiamo almeno dal 1803, ma che già nel Trecento suonava appiccare il fiasco a uno per, sottoporlo a una pena ignominiosa, schernirlo”. È il ricordo della punizione medievale che vedeva il condannato dover stare con un fiasco al collo davanti alla chiesa, per 6-7 domeniche di fila, o in piazza, il giorno di mercato. Anche sull’esposizione con le corna in testa si offre una gustosa documentazione desunta da statuti, leggi medievali  italiane e tedesche così come da testi letterari.
Si trattava, in origine, di una antica pratica (adatta a una popolazione illetterata, che non sapeva leggere le sentenze). Si mostrava alla gente che la condannata aveva tollerato sul suo corpo due peni (segnati dai corni). La pena veniva imposta a adulteri e a tizi dediti alla violenza sessuale. Si spazia dall’Italia alla Francia, dalla Germania alla Svizzera alla Svezia: un affresco che chiarisce molti modi di dire sin qui lasciati isolati l’uno dall’altro.
Insomma, gettare lo scandaglio nelle pieghe del nostro discorrere quotidiano è spesso un sondare le esperienze che colpirono ampi strati della popolazione: così, esse colpirono la gente e si radicarono nella nostra memoria e nella lingua.

Informazioni aggiuntive

Peso 320 g
Autore

Copertina

Semirigida

Formato

14.8x21cm

Lingua

Italiano

Codice articolo

FE532

ISBN

978-88-8191-620-7

Pagine

152

Informazioni aggiuntive

Peso 320 g
Autore

Copertina

Semirigida

Formato

14.8x21cm

Lingua

Italiano

Codice articolo

FE532

ISBN

978-88-8191-620-7

Pagine

152

Descrizione

IL TESTO È ARRICCHITO DA QUATTORDICI IMMAGINI DI OPERE DELL’ARTISTA TICINESE GIANNI REALINI

Si esaminano casi come far le corna alla moglie, fare le scarpe a un collega, battere la fiacca e formulazioni moderne quali nuovo di pacca, eremiti di massa, vicinato digitale, fare resilienza così come motti polemici del recentissimo tipo leoni da tastiera riferiti a un politico o l’altro. Ogni lingua possiede in effetti tutto un nucleo di espressioni che appaiono “normali” fintanto che ci limitiamo a usarle nella routine quotidiana. Ma non appena tenti di stringerle più da vicino in chiave storica, subito si dileguano: sono espressioni proteiformi, avare della loro storia, si negano a chi cerchi di accostarne le sostanze culturali originarie. Ad esse, così come ad altre locuzioni moderne (una novità rispetto all’Italia e alla Francia) è dedicato questo nuovo volume di Lurati.
Si percorrono dare il bidone e /o un rimpallo ad un ragazzo, detto della morosa che non va all’appuntamento (cfr. donner un bidon à quelqu’un, deluderlo, ingannarlo) fino a far fiasco, che in questa forma (semplificata) usiamo almeno dal 1803, ma che già nel Trecento suonava appiccare il fiasco a uno per, sottoporlo a una pena ignominiosa, schernirlo”. È il ricordo della punizione medievale che vedeva il condannato dover stare con un fiasco al collo davanti alla chiesa, per 6-7 domeniche di fila, o in piazza, il giorno di mercato. Anche sull’esposizione con le corna in testa si offre una gustosa documentazione desunta da statuti, leggi medievali  italiane e tedesche così come da testi letterari.
Si trattava, in origine, di una antica pratica (adatta a una popolazione illetterata, che non sapeva leggere le sentenze). Si mostrava alla gente che la condannata aveva tollerato sul suo corpo due peni (segnati dai corni). La pena veniva imposta a adulteri e a tizi dediti alla violenza sessuale. Si spazia dall’Italia alla Francia, dalla Germania alla Svizzera alla Svezia: un affresco che chiarisce molti modi di dire sin qui lasciati isolati l’uno dall’altro.
Insomma, gettare lo scandaglio nelle pieghe del nostro discorrere quotidiano è spesso un sondare le esperienze che colpirono ampi strati della popolazione: così, esse colpirono la gente e si radicarono nella nostra memoria e nella lingua.

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